I carotaggi archeologici vengono eseguiti “a secco”, con l’obiettivo di conservare intatti i caratteri del suolo campionato in modo continuo durante la perforazione. Questo metodo si rivela essenziale per ottenere dati affidabili e dettagliati nella ricostruzione stratigrafica dei siti archeologici.
I carotaggi sono generalmente effettuati dopo aver individuato potenziali bersagli tramite prospezioni geofisiche indirette, come indagini geoelettriche, radar, elettromagnetiche e magnetiche. Queste tecniche permettono una prima valutazione del sottosuolo senza interventi invasivi.
Per l’esecuzione si impiegano carotieri specifici con diametri compresi tra 80 e 101 mm e lunghezze di 60-80 cm, strumenti che garantiscono una raccolta di campioni precisa e stratificata.
L’analisi e l’interpretazione degli orizzonti pedostratigrafici attraversati durante il carotaggio consentono di stimare lo spessore degli strati archeologici, identificare strutture sepolte, e studiare i paleoambienti attraverso indagini specialistiche sui campioni di suolo.
Questi dati risultano fondamentali per comprendere l’interazione tra uomo e ambiente nel corso del tempo e guidano interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico.
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